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Renato Guttuso

Bagheria, 1911 – Roma, 1987

Nel 1911 nasce Renato Guttuso a Bagheria.

Già dal 1924, appena tredicenne, comincia a firmare e datare i propri quadri, piccole tavolette dove per lo più copia paesaggisti siciliani dell’ottocento. In questi anni dipinge anche dei ritratti e negli anni seguenti comincia a frequentare l’atelier di Pippo Rizzo e l’ambiente artistico palermitano. Nel 1928 partecipa a Palermo alla sua prima mostra collettiva.
Nel 1931 partecipa con due quadri alla Quadriennale di Roma e vede dal vivo le opere dei più grandi artisti italiani rimanendone molto impressionato. 

Una mostra del 1932 alla Galleria del Milione di Guttuso e di altri pittori siciliani suscita grande interesse nella società artistica milanese. Per vivere a Roma esegue alcuni lavori di restauro alla Pinacoteca di Perugia e alla Galleria Borghese. In questo periodo stringe una forte amicizia con vari artisti, tra cui Afro.

Dal 1929 collabora con giornali e riviste e si delineano le sue scelte in favore della pittura impegnata. Il suo primo articolo su Picasso del 1933 causa l’intervento della censura fascista e la sospensione della collaborazione con il giornale l’Ora di Palermo.

La sua seconda esposizione a Milano avviene alla galleria del Milione con il “Gruppo dei 4”, che aveva fondato a Palermo con Giovanni Barbera, Nino Franchina e Lia Pasqualino Noto in aperta polemica con il primitivismo di “Novecento”. La mostra viene recensita da Carrà, il pittore più autorevole di quel momento in Italia. Il 1935 è un anno cruciale, in cui a causa del servizio militare vive a Milano, dove ha occasione di stringere legami con artisti come Sassu, Manzù, Fontana con cui dividerà lo studio, e intellettuali come il poeta Salvatore Quasimodo, Raffaele de Grada, Elio Vittorini, il filosofo Antonio Banfi, Raffaele Carrieri, Edoardo Persico. Nonostante ciò il periodo milanese sarà caratterizzato da forti depressini.

Si trasferisce definitivamente a Roma e in questi anni nasceranno le amicizie con Alberto Moravia, Antonello Trombadori e Mario Alicata, che saranno fondamentali per la sua adesione al partito comunista, a cui decide d’iscriversi nel 1940. La sua prima personale a Roma viene presentata da Nino Savarese.

Continua la straordinaria produzione artistica dipingendo nudi, paesaggi, nature morte e realizza la Crocefissione (1940-41), la sua opera più famosa e uno dei quadri più significativi del Novecento. Il quadro, presentato al premio Bergamo nell’autunno del 1942, dove riceverà il secondo premio, suscita un grande scandalo.

Nel 1940 al Teatro delle Arti di Roma fa il suo esordio nella scenografia musicale, firmando scene e costumi per l’Histoire du Soldat. 

Nel 1943 lascia Roma per motivi politici e partecipa alla resistenza, di cui lascia forti testimonianze artistiche.

A Parigi conosce e diventa profondamente amico di Pablo Picasso. Nel ’47 trasferisce il suo studio a Villa Massimo. Nello stesso anno a Venezia realizza le scene e i costumi per Lady Macbeth di Shostakovic, in prima assoluta per l’Italia, prosegue la collaborazione con l’opera e con il coreografo Aurele Millos.

Nel 1950 ottiene a Varsavia il premio del Consiglio Mondiale per la Pace e nello stesso anno tiene la sua prima personale a Londra. A Roma al Teatro dei Satiri curerà le scenografie e i costumi per “Madre Coraggio e i suoi figli” di Bertolt Brecht, in prima assoluta per l’Italia.

È sempre presente alle Biennali di Venezia con grandi quadri, suscitando sempre discussioni e dibattiti.

Collabora alle più importanti riviste italiane e internazionali con scritti di teorici e critici. Dipinge La Discussione, acquistato dalla Tate Gallery di Londra.

A New York, la Aca-Heller Gallery gli dedica un’importante personale. Il Museo Puskin di Mosca gli dedica un’importante retrospettiva nel ’61. Il Museo Stedelick di Amsterdam gli dedica un’antologica di grande successo, poi ospitata anche al Palais de Beaux Arts di Charleroi, mentre nel ’63 si apre a Parma una sua ampia antologica, presentata da Roberto Longhi. 

Nel ’65 elabora il tema del lettore di giornale e quello dell’Edicola che lo porterà a realizzare la sua unica grande scultura.

Nel ’66 realizza il grande ciclo dell’Autobiografia, che costituiranno il nucleo di importanti antologiche ospitate in vari musei europei.

Collabora alla realizzazione delle scene teatrali per il Contratto di Eduardo de Filippo, suo grande amico. Nel ’71 riceve la laurea Honoris Causa dall’Università di Palermo e gli vengono dedicate due importanti antologiche: una a Palermo con testi di Sciascia, Franco Grasso e una a Parigi.

Nel ‘72 riceve il premio Lenin e gli viene dedicata una grande mostra all’Accademia delle arti di Mosca. Una retrospettiva percorre l’Europa orientale toccando Praga, Bucarest, Bratislava, Budapest. 

Dipinge il grande quadro la Vucciria (1974) che affida all’università di Palermo.

Nel 1983 affresca una cappella del Sacromonte di Varese con la Fuga in Egitto e due anni dopo intraprende un’opera monumentale, affrescando l’intera volta del soffitto del teatro lirico di Messina.

Il 18 gennaio del 1987 muore lasciando alcune opere alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.

Subito dopo la morte viene organizzata dal Museo Guttuso di Bagheria, a cura di Maurizio Calvesi, con il contributo dei più importanti critici italiani, la mostra “Dagli esordi al Gott mitt Uns”.

Opere

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