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Mario Merz

Milano, 1925 – Torino, 2003

Mario Merz nasce a Milano nel 1925 ed è considerato uno tra i massimi esponenti dell’arte povera.  

Cresce e studia a Torino e durante il secondo conflitto mondiale entra nel gruppo antifascista Giustizia e Libertà e viene arrestato nel 1945 durante un volantinaggio. Dopo la Liberazione, incoraggiato dal critico Luciano Pistoi, si dedica a tempo pieno alla pittura. Debutta con uno stile astratto-espressionista, per poi passare all’informale.

Nel 1954 presso la Bussola di Torino tiene la sua prima personale.

A metà degli anni ‘60 abbandona la pittura sperimentando materiali diversi: tubi al neon, ferro, cera e pietra, con cui sperimentava i primi assemblaggi tridimensionali, le “pitture volumetriche”. Prende parte sin da subito alle esposizioni di arte povera alla Galleria La Bertesca di Genova insieme agli artisti della collettiva di Germano Celant.

Il clima del ‘68 e l’aria di rinnovamento politico e sociale si riflette nelle sue opere: riproduce con il neon gli slogan di protesta del movimento studentesco e inizia a realizzare strutture archetipiche come gli Igloo, caratteristici della sua produzione e rappresentano il definitivo superamento del quadro e della superficie bidimensionale.

Dal 1970 introduce nelle sue opere la successione di Fibonacci come emblema dell’energia della materia e colloca le cifre realizzate al neon sia sulle proprie opere sia negli ambienti espositivi; nel 1971 le espone lungo la spirale del Guggenheim Museum di New York, nel 1984 sulla Mole Antonelliana di Torino, nel ‘90 nel Castello di Rivoli, nel ‘94 sulla ciminiera della compagnia elettrica Turku Energia a Turku, in Finlandia e infine sul soffitto della stazione metropolitana Vanvitelli di Napoli.

Nel 1992 installa “L’uovo filosofico”.

Nel 1970 introduce anche il “tavolo” quale ulteriore elemento tipico del suo lavoro, ed esegue installazioni complesse combinando igloo, neon, tavoli, sulle cui superfici dispone frutti, che lascia facciano il proprio corso.

Alla fine degli anni settanta Merz torna all’arte figurativa, delineando grandi immagini di animali arcaici (come coccodrilli, rinoceronti e iguane) su tele non incorniciate di grandi dimensioni.

Muore a Torino il 9 novembre 2003.

 

Opere

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